E anche quest’anno , come
ogni anno, sento ancora dire in giro la solita banale e patetica domanda :
”cosa si fa per la festa della donna ?”,oppure, “dove andiamo a festeggiare l’8
marzo?”.. E molte altre ancora.. Peccato che siamo nel 2013 e ci sono ancora
persone, peggio donne, che non sanno né che l’8 marzo si commemora la
giornata della donna, né hanno idea di cosa ci sia dietro questa data o che si ignora anche quanta strada ancora
dobbiamo percorrere, noi donne, per avere il nostro giusto rispetto. Mi
vengono in mente già degli argomenti a cui potrei far riferimento per
trattare la triste , squallida e immonda situazione in cui le donne di tutto il
mondo , sia a noi più vicine, che lontane, riversano ancora oggi.
Tra gli argomenti, quello che mi ha colpito di più ultimamente, e che non credo non possa destare ribrezzo , è il genocidio
femminile che avviene in india. In India, se sei femmina rischi di non
nascere, perché molte famiglie preferiscono avere un figlio maschio. Così
ricorrono all’aborto selettivo, dopo aver fatto la diagnosi sul sesso del
nascituro. Ci sono dati che parlano di 914 bimbe per mille maschi. Troppo poche.
Ecco che la festa nazionale indiana del 9 agosto è stata dedicata alle bambine
e al loro diritto di “nascere, essere amate, accudite e di crescere”.
Altro tema strapopolare, ma
per nulla risolto, è senza dubbio la condizione della donna nei paesi in cui il
sesso femminile non ha diritti, dove le donne sono considerate peggio di bestie
o ritenute oggetti di proprietà del maschio, che può trattare come vuole, a
sua discrezione: abusare, mutilare, lapidare, negarle lo studio, calpestarle
ripetutamente la dignità , annientarle la vita.
Non andando molto lontano, ci
accorgiamo che, anche vicino a noi, nella nostra cultura e società, la donna
non gode della così tanto blasonata parità o uguaglianza di diritti con gli
uomini. Basti pensare che, in ambito lavorativo , la donna non è assolutamente
aiutata nella maternità, tantomeno incoraggiata alla maternità, anzi la donna non
ha nessuna sicurezza che, dopo il parto,
può ritornare tranquillamente al suo posto di lavoro, né tantomeno di lavorare tranquillamente
sapendo che c’è un’intera azienda e società al suo fianco, che si occupa di lei
e dei suoi figli. Si unisca a tutto ciò
anche la differenza di remunerazione economica tra una donna e un uomo che
ricoprono lo stesso ruolo dirigenziale, per esempio. Inoltre, ricordiamo che la
nostra società, cosiddetta avanzata , ha davvero un numero estremamente esiguo
di donne che ricoprono ruoli importanti, dirigenziali o di comando.
In tutto ciò, non voglio
assolutamente dimenticare l’altra mostruosa piaga delle violenze sulle donne
che avvengono in ogni ambiente, in ogni luogo: dalla strada, al lavoro fino
nelle quattro mura domestiche. La maggior parte degli abusi e violenze in casa
non sono mai denunciati, se non raramente, ma il più delle volte sono vissuti
in silenzio e a qualsiasi età.
Allora, basta con la
ricorrenza modaiola di questo 8 marzo, in modo così superficialmente squallido
e di poco conto, in cui tutto il mondo sembra ricordarsi di noi donne solo in
questo giorno. E’ ora che l’intera umanità inizi a ricordarsi di noi sempre: quando
lavoriamo, quando amiamo, quando piangiamo, quando soffriamo in silenzio,
quando lottiamo, quando partoriamo…perché noi donne non dobbiamo soltanto
sentirci in diritto di richiedere l’uguaglianza con il sesso maschile, ma
dobbiamo ambire ad un trattamento della donna in modo più adeguato e consono al
mondo femminile, in quanto è la natura stessa che ci ha fatto così
elegantemente e divinamente diverse dagli uomini e , come tali, dovremmo esser
trattate. E se si dice che :” una donna non si tocca nemmeno con un fiore”, io
dico che una donna è il fiore più bello che bisogna iniziare ad
accarezzare, ad amare ,ma soprattutto a
RISPETTARE.